La rinascita della Scala

La ripresa della stagione operistica della Scala nella sua sede storica completamente rinnovata mi induce a un paio di osservazioni.

1) Il "gasometro" e l' "autosilo".  Quelle due costruzioni (ufficialmente: l' "ellissoide dei camerini" e la "torre scenica") che incombono ora sul teatro, simbolo un po' della Milano dei sottotetti rialzati, sono gli elementi più controversi. Da quel che sento,  anche chi non ne ha un'opinione totalmente negativa, difficilmente arriva a dire che sono "belli". Mi sembra che solo la lingua meneghina possieda l'espressione adeguata a descrivere questo giudizio estetico: proprio brutti non sono, ma... "quij bej hinn faa in d'on'altra manera".(*)

2) A proposito di rinascite. Il 1778, due anni dopo l'incendio del teatro Ducale, veniva inaugurato il "Teatro Grande" alla Scala con l'Europa riconosciuta di Salieri. In questi giorni tutti lo ricordano. Quello che non tutti ricordano è che l'anno successivo, 1779, veniva inaugurato anche il suo gemello, il  "Teatro Piccolo" alla Cannobiana (sempre del Piermarini e sempre con un'opera di Salieri, La fiera di Venezia). Dopo molte vicissitudini e un cambio di nome, questo teatro si chiama oggi Lirico, e giace da tempo in abbandono. Che fine ha fatto? Possiamo sperare che per l'anno prossimo si assista anche alla rinascita del Teatro Piccolo? O dobbiamo aspettarci che il suo edificio, in via Larga, venga prima o poi occupato da banche o centri commerciali?

Milano, 7 dicembre 2004 (s. Ambrogio)

(*) Per chi non conosca il milanese: "quelli belli sono fatti in un altro modo".