"Portfolio"
Si è molto parlato del malvezzo dell'uso e abuso di termini stranieri.
Ma di solito il dibattito si concentra su pretesi attentati alla "purezza"
dell'italiano, e non affronta quello che io considero il vero pericolo dell'uso
sempre più indiscriminato di anglicismi (i gallicismi sono in grande
diminuzione): la constatazione che chi ne fa vasto uso spesso lo fa o perché
ha le idee confuse (e cerca di nascondersi dietro parole strane), oppure
perché sa cosa vuol dire ma se ne vergogna.
Dall'austerity alla devolution gli esempi sono legione. Uno
degli ultimi casi è l'enigma del portfolio, introdotto dalle
recenti disposizioni del Ministro della Pubblica Istruzione. Che cos'è
questo "oggetto misterioso"? La parola evoca quattrini, e in ciò è
coerente con l'impostazione sempre più "mercantile" del mondo dell'istruzione
(noi all'università abbiamo i "crediti"...). Indagando però
sul suo reale significato, ho scoperto di cosa si tratta: di una "pratica"
che viene aperta per ogni studente e dovrebbe accompagnarlo per tutta la
sua carriera scolastica. Ma si può annunciare tra rulli di tamburo
l'istituzione di una "pratica" per ogni studente? No, no, si dica portfolio
e speriamo che nessuno vada a cercare il vero equivalente in italiano.
Ve lo vedete il colonnello Buttiglione, nel cortile della Caserma Zanzibar,
intento a scaricare camionate di "portfolios"?...
16 settembre 2004