Professione: foglia di fico

A intervalli più o meno regolari, i vari quotidiani e periodici d'informazione nazionali dedicano una pagina o comunque un articolo alle femministe algerine. O meglio, sono convinti (e così i loro lettori) di farlo.
In realtà, tra le tante donne algerine che si battono quotidianamente, in un ambiente estremamente ostile e rischioso, per tutelare la dignità delle donne, la pigrizia mentale dei giornalisti italiani (ben assecondata dalle istituzioni ufficiali di quel paese) li conduce sempre, inevitabilmente, a intervistare lei: la “Algerina in piedi”, Khalida Toumi Messaoudi.
Che male c'è, si potra chiedere. In fondo, in un paese di cui sappiamo poco come l'Algeria una femminista vale l'altra: quello che conta è testimoniare l'esistenza di queste donne che portano avanti le loro rivendicazioni, e in fondo se Khalida è un po' tanto mediatizzata in occidente, questo non può che fare del bene alla sua causa.
Il fatto è che la signora Messaoudi, dai tempi in cui scriveva il suo libro e veniva minacciata di morte dagli islamisti, ha, per così dire “cambiato posizione”, come rilevano con ironia molti suoi ex compagni di lotta (c'è chi la chiama Khalida Lewinsky, per rendere esplicita quale sarebbe la sua nuova posizione...).
Da contestatrice del potere algerino ora è diventata una sua fervente sostenitrice. Da diversi anni ormai fa parte del governo di Bouteflika, prima come portavoce della presidenza, poi come ministro della cultura e della comunicazione, oggi solo della cultura. E quando il suo partito, il democratico RCD, ha lasciato il governo nella primavera del 2001, all'indomani dell'uccisione -da parte della gendarmeria- dei primi manifestanti per la democrazia in Cabilia, Khalida ha preferito uscire dal partito pur di rimanere al suo posto di ministro.
Su quest'ultimo punto, la "riforma del codice della famiglia", insiste soprattutto la propaganda mediatica di Khalida, che un po' alla volta sta facendo un giro trionfale di tutte le testate italiane (tra le ultime in ordine di tempo, a mia conoscenza: Repubblica 29/7/04, Grazia 10/8/04, Manifesto 27/8/04).
Ai primi di settembre, appena rientrato dalle vacanze sento Gad Lerner dire in TV che "la sua amica" Khalida gli aveva annunciato l'approvazione di un nuovo codice della famiglia finalmente moderno e paritario (ovviamente, rivendicandone il merito). Mentre ero in montagna mi sono perso qualcosa? Corro a cercare informazioni più complete ed ecco cosa scopro: il 18 agosto il "consiglio di governo" ha licenziato un progetto di legge (ancora da approvare da parte del parlamento) che modifica alcuni punti del codice della famiglia, ma che si guarda bene dall'abolirlo (nel preambolo si sottolinea lo sforzo di restare in pieno nella sharia, sia pure con un po' di ijtihad, vale a dire "interpretazione"...). Se finalmente prevede qualche straccio di miglioramento della condizione della donna (opzionalità del "tutore" per sposarsi, qualche diritto su casa e figli in caso di divorzio), per il restro mantiene la poligamia (teoricamente mitigata dalla necessità che le mogli siano d'accordo: si può immaginare cosa avvverrà nella pratica...), mantiene la possibilità del ripudio senza motivo da parte del marito (sia pure introducendo 3 nuovi casi in cui anche la moglie può chiedere il divorzio oltre ai 7 già previsti), mantiene i mille altri ostacoli di maggiore o minore entità per la donna (dall'obbligo di obbedire e onorare il marito in quanto "capofamiglia" al divieto per una musulmana di sposare un non musulmano). E' per questo che si è battuta la femminista laica Khalida? E' per questo che si sono battute e si battono tante donne in Algeria?
Parliamoci chiaro: il potere algerino ha bisogno degli islamici che lo sostengono, e non abolirà mai il codice della sharia. Certamente, è stato messo in serio imbarazzo dal re del Marocco, che ha fatto approvare dal suo parlamento, il 23 gennaio, una riforma davvero molto incisiva del diritto di famiglia. In questo modo la repubblica algerina si ritrova con un codice così retorogrado che è stato sorpassato perfino dalle leggi di uno Stato il cui re si dichiara discendente del Profeta! E' vero che riguardo all'Algeria i governi occidentali mandano giù qualunque cosa, ma qualcosa bisognerà pur fare, per rendersi un po' meno impresentabili. E sarà un bel mercanteggiare con gli islamisti, che già storcono il naso. Ma qualunque topolino partorirà alla fine la montagna non si venga a dire che è merito di Khalida. Lei oramai ha un ruolo ben evidente: fare la foglia di fico all'estero per un regime che non sa cosa siano diritti umani e democrazia.

12/9/2004