Professione: foglia di fico
A intervalli più o meno regolari, i vari quotidiani e periodici d'informazione
nazionali dedicano una pagina o comunque un articolo alle femministe algerine.
O meglio, sono convinti (e così i loro lettori) di farlo.
In realtà, tra le tante donne algerine che si battono quotidianamente,
in un ambiente estremamente ostile e rischioso, per tutelare la dignità
delle donne, la pigrizia mentale dei giornalisti italiani (ben assecondata
dalle istituzioni ufficiali di quel paese) li conduce sempre, inevitabilmente,
a intervistare lei: la “Algerina in piedi”, Khalida Toumi Messaoudi.
Che male c'è, si potra chiedere. In fondo, in un paese di cui sappiamo
poco come l'Algeria una femminista vale l'altra: quello che conta è
testimoniare l'esistenza di queste donne che portano avanti le loro rivendicazioni,
e in fondo se Khalida è un po' tanto mediatizzata in occidente, questo
non può che fare del bene alla sua causa.
Il fatto è che la signora Messaoudi, dai tempi in cui scriveva il
suo libro e veniva minacciata di morte dagli islamisti, ha, per così
dire “cambiato posizione”, come rilevano con ironia molti suoi ex compagni
di lotta (c'è chi la chiama Khalida Lewinsky, per rendere esplicita
quale sarebbe la sua nuova posizione...).
Da contestatrice del potere algerino ora è diventata una sua fervente
sostenitrice. Da diversi anni ormai fa parte del governo di Bouteflika, prima
come portavoce della presidenza, poi come ministro della cultura e della
comunicazione, oggi solo della cultura. E quando il suo partito, il democratico
RCD, ha lasciato il governo nella primavera del 2001, all'indomani dell'uccisione
-da parte della gendarmeria- dei primi manifestanti per la democrazia in
Cabilia, Khalida ha preferito uscire dal partito pur di rimanere al suo posto
di ministro.
- Ministro di un governo che non esita a sparare sulla folla disarmata.
- Ministro di un governo che libera i terroristi con i condoni
(“concordia nazionale”) e mette in galera i giornalisti e ne chiude le testate
(sempre di più negli ultimi mesi, ma le operazioni erano già
cominciate da tempo, proprio quando lei era al dicastero della comunicazione...).
- Ministro di un governo il cui capo si fa eleggere con percentuali bulgare
(85%) e prende in giro chi credeva in elezioni non truccate.
- Ministro di un governo che fa l'occhiolino agli islamici, costruisce
moschee a tutto spiano -oltre 40.000, mentre i sinistrati del terremoto di
un anno fa sono ancora sotto le tende- e non intende certo alienarsi questi
alleati abolendo il medievale codice della famiglia.
Su quest'ultimo punto, la "riforma del codice della famiglia", insiste soprattutto
la propaganda mediatica di Khalida, che un po' alla volta sta facendo un
giro trionfale di tutte le testate italiane (tra le ultime in ordine di tempo,
a mia conoscenza: Repubblica 29/7/04, Grazia 10/8/04, Manifesto
27/8/04).
Ai primi di settembre, appena rientrato dalle vacanze sento Gad Lerner dire
in TV che "la sua amica" Khalida gli aveva annunciato l'approvazione di un
nuovo codice della famiglia finalmente moderno e paritario (ovviamente, rivendicandone
il merito). Mentre ero in montagna mi sono perso qualcosa? Corro a cercare
informazioni più complete ed ecco cosa scopro: il 18 agosto il "consiglio
di governo" ha licenziato un progetto di legge (ancora da approvare da parte
del parlamento) che modifica alcuni punti del codice della famiglia, ma che
si guarda bene dall'abolirlo (nel preambolo si sottolinea lo sforzo di restare
in pieno nella sharia, sia pure con un po' di ijtihad, vale
a dire "interpretazione"...). Se finalmente prevede qualche straccio di miglioramento
della condizione della donna (opzionalità del "tutore" per sposarsi,
qualche diritto su casa e figli in caso di divorzio), per il restro mantiene
la poligamia (teoricamente mitigata dalla necessità che le mogli siano
d'accordo: si può immaginare cosa avvverrà nella pratica...),
mantiene la possibilità del ripudio senza motivo da parte del marito
(sia pure introducendo 3 nuovi casi in cui anche la moglie può chiedere
il divorzio oltre ai 7 già previsti), mantiene i mille altri ostacoli
di maggiore o minore entità per la donna (dall'obbligo di obbedire
e onorare il marito in quanto "capofamiglia" al divieto per una musulmana
di sposare un non musulmano). E' per questo che si è battuta la femminista
laica Khalida? E' per questo che si sono battute e si battono tante donne
in Algeria?
Parliamoci chiaro: il potere algerino ha bisogno degli islamici che lo sostengono,
e non abolirà mai il codice della sharia. Certamente, è
stato messo in serio imbarazzo dal re del Marocco, che ha fatto approvare
dal suo parlamento, il 23 gennaio, una riforma davvero molto incisiva del
diritto di famiglia. In questo modo la repubblica algerina si ritrova con
un codice così retorogrado che è stato sorpassato perfino dalle
leggi di uno Stato il cui re si dichiara discendente del Profeta! E' vero
che riguardo all'Algeria i governi occidentali mandano giù qualunque
cosa, ma qualcosa bisognerà pur fare, per rendersi un po' meno impresentabili.
E sarà un bel mercanteggiare con gli islamisti, che già storcono
il naso. Ma qualunque topolino partorirà alla fine la montagna non
si venga a dire che è merito di Khalida. Lei oramai ha un ruolo ben
evidente: fare la foglia di fico all'estero per un regime che non sa cosa
siano diritti umani e democrazia.
12/9/2004