Sant'Agostino in Algeria
(Lettera al Corriere)


Ho apprezzato l'articolo di Fabrizio Gatti (Corriere Milanese del 24 aprile) su quello che accadrebbe oggi a Sant'Agostino se volesse venire dalla sua patria, Souk Akhras, a Milano: problemi coi visti, col permesso di soggiorno, ricongiungimento familiare improponibile, ecc.
Quello che l'articolista ha dimenticato di immaginare è ciò che accadrebbe oggi in Algeria a un Algerino che, come Agostino, non fosse né arabo né musulmano. Sarebbe certamente in una pessima situazione, e la fuga all'estero con ogni mezzo, anche nei barconi dei disperati, sarebbe probabilmente per lui l'unica soluzione.
Non sto scherzando. Quando, qualche tempo fa, venne proposto di intitolare a Sant'Agostino il nuovo ospedale universitario di Souk Akhras, la proposta venne bocciata perché Agostino, nato e morto in Algeria, non era considerato abbastanza "algerino". Al suo posto si proponeva di intitolarlo ad Averroè, nato in Europa (a Cordova) e morto in Marocco, ma considerato più degno perché arabo e musulmano. Per cercare di salvare l'intitolazione ad Agostino, c'è stato chi ha proposto di chiamarlo... Ibn Monica ("figlio di Monica"), sperando così di farlo apparire almeno un po' "arabo"...
L'ideologia di Stato algerina si basa sul principio di una nazione araba e musulmana. Chi non aderisce a queste "costanti nazionali" è nel migliore dei casi un traditore, la cui vita vale ben poco. L'intera regione berbofona della Cabilia, che si ostina a non volere essere araba, ha avuto più di 100 vittime, uccise dai gendarmi dello Stato, dalla primavera del 2001 a oggi.
Per mascherare all'esterno l'intolleranza che pervade lo Stato e la società algerina, le autorità ostentano interesse per le iniziative culturali che si svolgono su questo personaggio ignorato in patria, e il presidente della Repubblica, che in Algeria "flirta" con i terroristi dell'AIS, non ha esitato a dare il suo patrocinio alla mostra su Agostino e Ambrogio, in corso di questi tempi a Milano.  
    Anche se mi è costato dover rinunciare ad una così bella e interessante iniziativa culturale, quando ho scoperto questo imbarazzante patrocinio mi sono sentito in dovere di "boicottarla", per solidarietà con i Berberi dell'Algeria che hanno boicottato l'anno dell'Algeria in Francia (2003) e continuano a boicottare tutte le elezioni fino all'approvazione della "piattaforma di El Kseur".  
    Sarò invece presente con piacere all'arrivo delle spoglie del Santo, lunedì in Duomo, sperando che almeno questa traslazione Bouteflika abbia evitato di sponsorizzarla.

25 aprile 2004

PS) Non so se Agostino approverebbe questa mia scelta filo-berbera: benché Nordafricano lui amava esprimersi nelle lingue dei colonizzatori (Fenici e Romani), e i Berberofoni dell'epoca erano perlopiù i suoi nemici Circoncellioni. Ma mentre questi ultimi si esprimevano soprattutto con spade e bastoni, la lotta dei Cabili per la democrazia è una lotta pacifica. E anche ad Agostino stava a cuore il valore della pace.