Visita di Bouteflika in Italia il 24 giugno
(Lettera aperta a Ciampi)
Caro Presidente,
tempo fa (il 21 gennaio 2003), alla vigilia del Suo viaggio in Algeria,
Le scrissi una lettera aperta in cui Le segnalavo numerosi aspetti poco democratici
del Suo interlocutore, Abdelaziz Bouteflika (http://digilander.libero.it/asaka/LesPages/letteraciampi.html).
In particolare, mi riferivo alla drammatica situazione della Cabilia, una
regione dove i gendarmi, per pubblica ammissione di una commissione di inchiesta,
avevano deliberatamente aperto il fuoco ed ucciso più di cento giovani
disarmati, che richiedevano la democrazia nel loro paese. Bouteflika ha sempre
ignorato ogni istanza degli abitanti di questa regione: non una sola autorità
ha avuto la minima noia per quegli assassinii. E il presidente, che nello
Stato algerino ha enormi poteri, è sicuramente uno dei massimi responsabili
di questa situazione.
Da allora altre elezioni si sono svolte, e sempre la Cabilia ha rifiutato
di avallare, col suo voto, queste autorità. Che, oltretutto, non rifuggono
da estese pratiche di brogli, come dimostra per la sua stessa percentuale
"bulgara" la recente riconferma di Abdelaziz Bouteflika alla presidenza con
l'85 (ottantacinque!) per cento dei voti.
Purtroppo, nonostante il carattere sempre più illiberale delle autorità
algerine, i paesi europei, e tra essi anche l'Italia, continuano imperterriti
a intrattenere rapporti quasi idilliaci con i detentori del potere, senza
avanzare la minima critica ai loro metodi assolutamente antidemocratici verso
ogni oppositore interno.
E' di questi giorni la denuncia di vere e proprie torture, simili a quelle
che tutto il mondo ha esecrato a Abu Ghraib, effettuate nelle caserme della
gendarmeria di T'kout, nella regione algerina dell'Aures, dove molti giovani
fermati sono stati denudati, percossi e perfino sodomizzati con i manganelli
dai loro carcerieri. (In proposito può vedere, tra l'altro http://www.lematin-dz.net/quotidien/lire.php?ida=19341&idc=41&imageField_x=20&imageField_y=12
o http://www.lematin-dz.net/quotidien/lire.php?ida=19599&idc=41&imageField_x=21&imageField_y=9)
Oltre alle violenze fisiche contro la popolazione e i "delegati" dei villaggi,
in questi ultimi giorni si assiste anche a una recrudescenza delle azioni
contro la stampa libera e i giornalisti, con pesanti condanne e minacce di
chiusura di testate. Tra gli ultimi e più clamorosi casi, vi sono quelli
del giornalista Ghoul Hafnaoui, condannato per un articolo di denuncia contro
un'autorità locale corrotta, e Mohamed Banchicou, direttore del quotidiano
"Le Matin", condannato a due anni senza condizionale per pretesi reati valutari,
di assoluta inconsistenza.
Siamo arrivati al paradosso che oggi molti democratici sono in prigione,
mentre, grazie a leggi compiacenti di "concordia nazionale", veri e propri
"condoni del terrorismo", parecchi spietati assassini circolano liberi e bussano
alle porte del potere.
Caro Presidente,
quando La vedo abbracciare calorosamente Bouteflika negli incontri ufficiali,
provo molta pena per tutti gli amici algerini democratici che mi domandano
perché i nostri governanti si ostinino a fingere di non vedere il carattere
antidemocratico del potere algerino e non osino fare il minimo cenno alla
necessità di cambiare decisamente rotta. Fino a qualche tempo fa potevo
pensare che Lei semplicemente non avesse conoscenza della situazione (il
potere algerino è molto abile nel fornire all'esterno immagini rassicuranti),
ma dopo averle spedito personalmente questi messaggi di denuncia, ora so
che anche lei sa. La prego, non mi deluda e non deluda i democratici algerini:
per una volta tanto, non faccia finta che tutto va bene e chieda con franchezza
al suo interlocutore spiegazioni sulle persecuzioni alla stampa privata,
sulla sordità rispetto alle richieste di democrazia della Cabilia,
sui suoi veri rapporti con l'islamismo radicale. I veri democratici, in Italia
e in Algeria, glie ne saranno grati.
Vermondo Brugnatelli - Milano
23 giugno 2004