L'agonia non fa notizia (26° giorno di sciopero della fame)
Comunicato alla stampa
Cari giornalisti italiani,
so che tante persone in agonia non "fanno notizia" quanto
un solo morto, e capisco che fa parte del vostro sporco mestiere essere cinici
e valutare le "notizie" per la loro presa sul pubblico (o sull'editore) e
non per quello che sono. Ma se pubblicare una notizia può servire
a far capire ai dittatorelli più bassi e più cattivi di Berlusconi
che non possono proprio fare tutto quello che possono impunemente, che qualcuno
li osserva e magari non glie le lascerà tutte vinte, è proprio
necessario aspettare che gli agonizzanti di oggi siano i morti di domani?
Cordiali saluti.
Vermondo Brugnatelli
28 dicembre 2002
PS) Se poi volete un'analisi politica più approfondita, vi dò
qualche suggerimento. Perché tutte queste provocazioni da parte
del potere algerino? Sembra evidente che qualcuno sta cercando in tutti i
modi di spingere i Cabili ad abbandonare la via della non violenza (che da
quasi 2 anni essi sono riusciti a mantenere) per dare finalmente il via a
una bella "pulizia etnica"armi in pugno contro i Ceceni di turno, meglio
se con le armi e la benedizione dell'Occidente. Fin qui i Cabili
non hanno abboccato, ma se continuano a restare soli, c'è da temere
che a un certo punto si stufino...
(da "Le Matin" di sabato, 28 dicembre)
Mentre trascorrono il 26esimo giorno di
sciopero della fame
I detenuti gettati nelle segrete
La situazione dei detenuti del movimento cittadino è
estremamente inquietante. La loro salute, in questo ventiseiesimo giorno
di sciopero della fame non può, infatti, che inquietare l'opinione
pubblica.
Mercoledì scorso, i sei detenuti, –tra cui Chebab e Nekkah hanno ripreso
lo sciopero della fame [erano finiti all'ospedale uno perché
diabetico, uno con un'ulcera perforata. Nota di V.B.] – sono stati
messi in celle di rigore dopo che si sono rifiutati di essere ascoltati dal
rappresentante della cancelleria che si era trasferito alla prigione di Tizi
Ouzou. Da allora sono stati messi, separatamente, in celle piccole e diacce
nei sotterranei della prigione. Per il resto, Rachid Allouache ha dovuto
essere evacuato nella notte di mercoledì al pronto soccorso della
clinica universitaria Nedir-Mohamed di Tizi Ouzou. Dopo essere stato sottoposto
a una flebo, il delegato degli arch degli Ath Jennad è stato ricondotto
in prigione nella mattinata di giovedì.
Ieri è stata la volta del delegato del Coordinamento comunale di Aït
Aïssi, Mouloud Chebhab, che è stato anch'egli trasportato all'ospedale.
Per chi non lo ricordasse, Chehab era già stato trasferito d'urgenza
all'ospedale per un'ulcera perforata, il che lo ha obbligato a sospendere
momentaneamente il suo sciopero. Uno sciopero che Chebhab ha ripreso
da martedì, donde il suo nuovo trasferimento all'ospedale in condizioni
critiche.
Davanti al deteriorarsi dello stato di salute di Belaid Abrika e dei suoi
compagni, e davanti alle orecchie da mercante del Potere, il Coordinamento
dei quartieri e dei villaggi del comune di Tizi Ouzou ha reagito ieri con
un comunicato, reso pubblico, in cui fa appello alle forze vive della nazione,
"avide di libertà, di dignità e di giustizia" perché
reagiscano "prima che sia troppo tardi". Il Coordinamento locale di
Tizi Ouzou ritiene che il potere abbia, per mezzo del procuratore generale
presso il tribunale di Tizi Ouzou, « oltrepassato ogni limite decidendo
di isolare i nostri fratelli detenuti, in sciopero della fame, all'interno
di celle in cui non viene garantito un minimo di dignità umana ».
Non è forse chiara la volontà, da parte di Bouteflika, Zerhouni
et compari, di accelerare la morte di Abrika, Nekkah, Allouache, Chebheb,
Allik et Makhlouf ? », si domandano i delegati del Coordinamento comunale
di Tizi Ouzou.
Per il resto, la campagna di solidarietà con i detenuti in sciopero
della fame a oltranza non cessa di crescere, in particolare attraverso la
petizione internazionale intitolata « Non lasciamoli morire ! »
Per parte sua, la CADC, Coordinamento degli aarch, delle daira e dei comuni
di Tizi Ouzou, era, da ieri pomeriggio, in conclave ordinario a Aït
Oumalou. I delegati dovevano discutere soprattutto delle azioni di piazza
da fare a favore dei detenuti degli aarch.
Yahia Arkat